Pare proprio che per Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, il benessere dei randagi della sua città sia questione irrilevante, tanto da ignorare le vive proteste di associazioni e cittadini, indignati dall'opera di dismissione di animali messa in atto dall'Amministrazione. Tanto da non rispondere alle domande che gli abbiamo rivolto riguardo la preoccupazione per tutti i cani partiti o in partenza verso due strutture private di Caserta.
Dog's Town di Giovanni Ferrara, veterinario rappresentante sul territorio del Movimento Animalista (sul cui sito è indicato pure come referente scientifico nazionale per l'ENPA) e Pets Boarding House, unite da un'Ati (associazione temporanea d'impresa). A queste due società il Comune di Palermo ha assegnato in blocco, come fosse uno stock di merce da smaltire, i suoi randagi, attraverso un appalto da 435mila euro circa, iva compresa, corrispondenti a una diaria da 3,50 euro a cane.
Moltiplicando quest'ultima somma per i giorni (182) della durata del bando, ne scaturisce un totale di cani di poco superiore ai 600 che, si stima, sono attualmente detenuti nel degradato canile municipale del capoluogo siciliano. Con una clausola: al termine dei sei mesi previsti dal bando, nel caso in cui non vengano adottati, la metà dei randagi sarebbe rispedita al mittente e casa e il resto diventerebbe proprietà delle ditte.
"La vergognosa operazione consentirebbe una sorta di rottamazione completa delle sventurate creature di cui il Sindaco di Palermo è per legge diretto responsabile. Proprio lui, che della legalità si è sempre fatto portabandiera, sembra non domandarsi perché questi cani dovrebbero incontrare maggior fortuna in un'altra regione con gravi problemi di randagismo, né porsi il problema del loro benessere e della loro tracciabilità futura" dice Piera Rosati, presidente LNDC-Animal Protection.
Mentre Gianluca Felicetti, presidente della LAV, scrive in una lettera aperta a Orlando: "Per oltre un anno e mezzo abbiamo faticosamente lavorato a ricucire i rapporti fra l’Amministrazione comunale e il volontariato, che fra 2017 e 2018 ha fatto adottare con le associazioni oltre 640 cani, e a reimpostare con gli Uffici un non facile ma fondamentale lavoro per le sterilizzazioni". Nella missiva, oltre a ricordare impegno e promesse disattese, si invita il Sindaco a impedire la partenza anche di un solo cane, per evitare che la preziosa collaborazione con la LAV venga a cadere.
"Invece, già cinque molossoidi sono partiti, possiamo quasi considerarli venduti al ribasso" commenta Emanuela Bignami, responsabile Randagismo per Animalisti Italiani Onlus. "Il benessere animale dov'è? Otto ore di viaggio per strappare i cani al legame con i volontari che li accudivano e deportarli in Campania, dove non si vede perché dovrebbero trovare casa più facilmente che non in Sicilia. Perché mai, con quei 380mila euro al netto dell'iva, non si è piuttosto pensato di iniziare a ristrutturare il canile municipale di Palermo, dove comunque continueranno ad affluire randagi?"
Anche Assocanili, associazione di cui la Dog's Town di Ferrara fa parte, ha assunto una posizione molto netta: "Pur non entrando nel merito della legittimità del caso, come associazione siamo fortemente contrari allo spostamento dei cani dai rispettivi territori di provenienza" commenta il presidente Michele Visone "e abbiamo formalmente invitato il dottor Ferrara a rinunciare a questo appalto".
Conclude Michele Pezone, responsabile dei Diritti Animali e coordinatore dell'ufficio legale di LNDC-Animal Protection: "Stiamo valutando i termini di un'azione legale, data l'incongruità di un bando per gestione e adozione insieme. L'adozione di un cane non dovrebbe essere oggetto di bando in quanto correlata all'ingresso di un animale nel nucleo familiare. Questo bando obbliga il gestore, ovvero chi è deputato alla custodia dei cani in attesa di adozione, ad adottarne direttamente e in blocco, dopo sei mesi, almeno la metà, esulando da ogni procedura pre e post adozione ed esulando da qualsiasi schema di legalità."
Ecco infine le domande rivolte il 22 marzo a Leoluca Orlando, ancora senza risposta poiché, come specificato dallo staff del Sindaco, le interviste vengono "evase" in ordine cronologico:
1) Perché in tanti anni di amministrazione non è mai riuscito a dotare la città di Palermo di un canile civile e a norma, nonostante la disponibilità di tante associazioni animaliste, la possibilità di suddividere l'intervento lotto per lotto e l'indubbia necessità di una struttura dignitosa e moderna?
2) Quali sono le politiche concretamente messe in atto a Palermo contro il randagismo - sterilizzazione, educazione, controlli, microchippature, prevenzione - e quali tavoli di concertazione esistono fra Comune, Asl e assocazioni animaliste?
3) Proprio Lei, che del contrasto alla criminalità organizzata ha sempre fatto la sua bandiera, sembrerebbe ignorare l'importante malaffare, altrimenti detto zoomafia, che gira sulla pelle degli sventurati randagi in termini di movimentazioni incontrollate e gare d'appalto irregolari: com'è possibile?
4) Da contratto, la società campana alla quale il Comune di Palermo ha stabilito di cedere a centinaia i propri cani, sei mesi dopo il trasferimento degli animali ne acquisirà (in buona parte) la totale proprietà. Di colpo insomma il Comune dismette centinaia di esseri viventi scaricandone la responsabilità a terzi: con quali garanzie per il loro futuro?
5) Se per il Comune di Palermo è stato così impossibile mantenere decentemente i cani e trovare per loro un'adozione in famiglia, si è domandato, signor Sindaco, come farà il titolare della ditta campana ad agire meglio di voi? Quanto le associazioni e tantissimi cittadini le contestano infatti (e non per la prima volta) non è soltanto una superficialità in tema giuridico, ma una grave mancanza sul piano morale: cosa risponde a tutte queste persone, ragionevolmente preoccupate per il destino dei cani di Palermo?
Margherita d'Amico
da: Il richiamo della Foresta, blog su repubblica.it
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