mercoledì 3 febbraio 2016

NUORO – VIA AL PROCESSO CONTRO IL PASTORE CHE HA UCCISO UN CANE CHE MOLESTAVA IL SUO GREGGE

Lega Nazionale per la Difesa del Cane si è costituita parte civile nel procedimento. L’imputato potrebbe scontare la pena svolgendo attività di volontariato presso un’associazione animalista.

È finalmente iniziato il processo a carico di Giuseppe Piredda, il pastore che nel 2014 aveva trascinato un cane che infastidiva il suo gregge legandolo all’automobile, fino a cagionarne la morte. L’uomo dovrà rispondere dell’accusa di uccisione di animali con crudeltà ai sensi dell’articolo 544-bis del Codice Penale.

Il difensore dell’imputato, l’avvocato Gianfranco Careddu, ha richiesto l’applicazione dell’istituto della “messa alla prova”. Una misura prevista dalla legge che comporta la sospensione del processo e l’esecuzione di lavori di pubblica utilità con attuazione di condotte riparative in relazione al reato commesso.

Il giudice monocratico Daniela Russo ha quindi richiesto che l’imputato dovrà accordarsi con un canile o comunque un’associazione di protezione animali per svolgere attività di volontariato, secondo un preciso programma che verrà sottoposto al vaglio del giudice nella prossima udienza fissata per il 24 giugno. In tale occasione il magistrato valuterà il programma e deciderà se approvarlo o meno.

“Siamo soddisfatti per essere stati ammessi come parte civile in questo processo”, afferma Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali di Lega Nazionale per la Difesa del Cane. “Inoltre, vogliamo manifestare un sincero apprezzamento per la sensibilità mostrata dal giudice Russo chiedendo che l’imputato venga messo alla prova in attività di volontariato a difesa degli animali”.

“È ora di dire basta a questi atti di ferocia nei confronti degli animali”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC. “Speriamo che il sig. Piredda mostri un sincero pentimento per le sue azioni svolgendo attività di volontariato verso gli animali che hanno bisogno di aiuto. In caso contrario, confidiamo che il magistrato applichi la legge nel modo più duro per dare un chiaro segnale che questi gesti non possono essere tollerati.” 

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