venerdì 23 gennaio 2015

Sentenza Green Hill, tre condanne e un’assoluzione per i responsabili dell’allevamento

«Green Hill CONDANNATO! Sentenza storica senza precedenti. I Beagle sono salvi». Così su Twitter la Lav (Lega anti vivisezione) annuncia i verdetti della sentenza contro i responsabili dell’allevamento di Montichiari (Brescia), chiuso nel 2012, dove i cani Beagle venivano destinati alla sperimentazione animale. 
La difesa dei quattro imputati aveva chiesto assoluzione «perché il fatto non sussiste», ma il Tribunale di Brescia ha dato ragione alla linea dell’accusa, seppure con pene minori rispetto alle richieste avanzate e con un’assoluzione, condannandoli per il reato di maltrattamento e di uccisione di animali (articoli 544bis e 544ter del Codice penale). 

Ghislane Rondot, gestore dell’allevamento di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group, è stato condannato a un anno e sei mesi (per lui il Pm aveva chiesto tre anni). Stessa condanna per il veterinario Renzo Graziosi (l’accusa aveva chiesto tre anni e sei mesi). Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, è stato condannato a un anno più le spese (per lui erano stati chiesti due anni). Assolto invece Bernard Gotti, secondo gestore dell’allevamento, per non aver commesso il fatto (per lui erano stati chiesti tre anni). 
con l'avvocato della LAV Carla Campanaro dopo l'udienza
A questo si aggiunge il divieto, per i condannati, di allevare cani per due anni. Disposta la confisca dei cani. 
  
Sulla base di quanto emerso dalle prove e dai verbali del processo, inoltre, la Lav annuncia in una nota che chiederà l’imputazione dei veterinari dell’Asl di Lonato, dell’Istituto Zooprofilattico di Brescia e dei funzionari della Regione Lombardia e del Ministero della Salute, che in tutti gli anni passati avevano scritto che tutto era regolare nell’allevamento


Felicetti (Lav): la nostra battaglia continua  
«La sentenza di condanna di Green Hill è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d’Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l’indifendibile – ha detto Gianluca Felicetti, presidente Lav - sapendo bene che “Oltre il filo spinato di Green Hill”, la vivisezione esiste ancora e uccide quasi 3000 animali al giorno, tutti i giorni, solo nel nostro Paese, e non da alcuna risposta positiva alla nostra salute: per questo la nostra battaglia è continua».  

Il direttore Bravi: ricorreremo in appello  
«Sicuramente ricorreremo in appello». È quanto annuncia in una nota il direttore di Green Hill Roberto Bravi, condannato a un anno di carcere dal tribunale di Brescia. «Siamo convinti - si legge nella nota - che le argomentazioni che avevamo portato a dibattimento fossero più che sufficienti per dimostrare la correttezza di Green Hill e dei suoi dipendenti. Leggeremo con attenzione le motivazioni della sentenza per capire come l’azienda più controllata d’Italia, che ha ricevuto circa 70 ispezioni dalle autorità negli ultimi tre anni, tutte positive, all’improvviso si sia trasformata in quello che impropriamente le associazioni animaliste definiscono “lager”». «L’iniziativa delle associazioni animaliste - scrive Bravi - ha causato la perdita di 50 posti di lavoro, compreso l’indotto, e sta mettendo a rischio la ricerca scientifica in Italia, mentre in altri paesi continua la possibilità di allevare animali, magari anche senza alcun controllo»

Fulvio Cerutti - La Stampa 

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