Con una lettera congiunta, le
associazioni Enpa, Lav, Leidaa, Lega nazionale difesa
del Cane
e
Oipa
hanno sollecitato l’intervento del Presidente del Consiglio Monti, al Ministro della Salute
Balduzzi e al Sottosegretario alla Salute Cardinale affinché le spese
veterinarie siano tolte dal redditometro.
Le associazioni, ricordando come
inclusione delle spese veterinarie tra gli indici di ricchezza abbia trovato il
disappunto non solo degli animalisti e di numerosissimi cittadini che convivono
con cani e gatti, ma anche quella del mondo della politica e della veterinaria,
sottolineano come tali spese non possono e non debbano essere specchio di
agiatezza: gli animali, come riconosciuto dal Trattato di Lisbona dell'Unione
europea e dal Codice Deontologico dei Medici Veterinari, sono esseri senzienti,
non beni di lusso e come tali hanno il diritto alla tutela del loro benessere e
della loro salute, garanzie queste che devono essere assicurate tanto più in una
fase così delicata per l’economia di molte
famiglie.
“Da non trascurare,” - affermano le associazioni - anche come,
molto spesso, chi vive con un cane o un gatto debba già sostenere dei sacrifici
per provvedere alle sue cure e per poter affrontare le spese veterinarie.”
e proseguono – “Garantire cure
veterinarie e interventi di prevenzione quali vaccinazioni e sterilizzazione,
costa spesso grande fatica. Assicurare ciò non è né può certamente essere
sintomo di ricchezza, bensì di attenzione, civiltà, e, come nel caso della
sterilizzazione anche di scelta consapevole e volontà di dare un contributo
concreto alla lotta al randagismo, contributo che peraltro fa risparmiare molto
alla collettività.”
Da tener ben presente anche come
in Italia i milioni di persone che vivono con un animale domestico, siano già
gravate da una misura estremamente penalizzante: l'aliquota Iva più alta sulla
salute degli animali (dal 20 al 21%); e sui loro alimenti (dal 20 al 21%),
aliquota che può essere foriera di rischio di abbandono e di rinuncia alla
proprietà come dimostrano i conferimenti in canile a causa delle difficoltà
economiche di tante famiglie, fenomeno quest’ultimo in sensibile
aumento.
Le associazioni concordano su come
in luogo di utilizzare le spese veterinarie quali indici di ricchezza, sia
necessario invece introdurre importanti misure per il benessere animale e il
contrasto del randagismo quali l'aumento della soglia di detraibilità delle
spese veterinarie rendendola totale per chi adotta un animale abbandonato e la
riduzione dell’IVA sul cibo per animali e sulle cure veterinarie al 10% per chi
ha adottato animali o non li tiene per scopo di
lucro.
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