sabato 2 maggio 2020

Orso M49: una storia di libertà finita in gabbia

Michele Pezone, Responsabile Diritti Animali LNDC afferma che “In base alla normativa vigente e al PACOBACE, Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro Orientali, è vietata la cattura, il disturbo, l’uccisione dei grandi predatori, a meno che non siano effettivamente pericolosi”, afferma Michele Pezone, Responsabile Diritti Animali LNDC. “Dunque, non vi è motivo di rinchiudere un animale che solo in pochi casi si è introdotto in edifici isolati come baite e malghe d’alpeggio disabitate. Sempre in base al PACOBACE, al massimo, la cattura dell’orso poteva essere effettuata, quale azione di controllo, allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio e con il conseguente rilascio dell’animale”.
Era l’Agosto 2019 quando le associazioni LNDC, LAV, LACLIPU, , ENPA WWF inviarono una diffida urgente all’Amministrazione della Provincia autonoma di Bolzano con la richiesta di ritiro immediato dell’ordinanza emessa il 20 agosto dal presidente Arno Kompatscher che prevedeva la cattura o l’uccisione dell’orso M49 che, da qualche giorno, si era trasferito sul territorio abitato. Le associazioni chiedono il ritiro immediato dell’ordinanza.
In quell’occasione le associazioni dichiararono:
”L’ordinanza prevede per M49 la ‘cattura per trasferimento in una struttura autorizzata’ non meglio identificata e dunque temiamo che, in assenza di un luogo idoneo ad accogliere questo animale selvatico, possano essere adottate misure drastiche e cruente: se dovesse accadere ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica di Bolzano per l’ingiusta uccisione ai sensi degli art. 727 bis e 544 bis c.p., e ricorreremo alla Corte dei Conti per danno erariale”.
LAV dichiarò inoltre di aver informato il procuratore capo Giancarlo Bramante, con una memoria, del rischio che incombe sulla vita dell’orso denominato M49. Secondo la stessa LAV, nonostante l’insussistenza dell’asserita pericolosità dell’orso dal 26 agosto, le Province di Trento e Bolzano hanno intensificato le attività di monitoraggio del territorio dove si trova l’animale, con lo scopo di eseguire quanto prima l’ordine di cattura o uccisione. LAV ha informato la Procura della Repubblica di Bolzano chiedendo il sequestro preventivo dell’animale, al fine così d’impedire alla Provincia di eseguire la cattura.” La stagione turistica volge oramai al termine”, dichiarò con una nota LAV, “e così la frequentazione umana delle montagne, non ha quindi più senso parlare di rischio per le persone, considerato anche che fra pochi giorni torneranno a valle gli animali allevati in quota, il presidente Kompatscher ritiri quindi la sua ordinanza lasciando l’orso libero di godersi il suo letargo”.
La nota delle associazioni animaliste ricorda che “uccidere illegalmente un orso, oltre a essere spregevole sul piano morale ed ecologico, rappresenterebbe inoltre un grave danno per lo Stato. Per questo, nel caso in cui si realizzasse quanto previsto dall’ordinanza, siamo pronte a ricorrere alla Corte dei Conti per il danno causato all’erario, ma anche alla Procura della Repubblica di Bolzano per l’ingiusta uccisione ai sensi degli art. 727 bis e 544 bis del Codice penale”.
Ma siamo all’Aprile del 2020 e l’Orso M49 è stato catturato.
In un comunicato stampa della LNDC si legge che:
Nella totale noncuranza della normativa vigente, la Provincia di Trento prosegue con l’indiscriminata politica di rimozione degli orsi, specie animale protetta e in costante rischio di estinzione.
Nonostante l’emergenza planetaria, la Provincia di Trento ha attuato il suo proposito di catturare M49, ora rinchiuso nel centro del Casteller, lo stesso dal quale era fuggito nel luglio 2019. Fortunatamente l’orso non è stato abbattuto, nonostante la “licenza di uccidere” conferita dal Presidente della Provincia di Trento Fugatti al personale del Servizio foreste con l’ordinanza del 22 luglio 2019. Ordinanza prontamente impugnata dalla LNDC davanti al TAR Trento, purtroppo con esito negativo.
“In base alla normativa vigente e al PACOBACE, Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro Orientali, è vietata la cattura, il disturbo, l’uccisione dei grandi predatori, a meno che non siano effettivamente pericolosi”, afferma Michele Pezone, Responsabile Diritti Animali LNDC “Dunque, non vi è motivo di rinchiudere un animale che solo in pochi casi si è introdotto in edifici isolati come baite e malghe d’alpeggio disabitate. Sempre in base al PACOBACE, al massimo, la cattura dell’orso poteva essere effettuata, quale azione di controllo, allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio e con il conseguente rilascio dell’animale”.
Ma come è noto, la PAT segue da tempo una indiscriminata politica di “rimozione” degli orsi dai territori antropizzati, nella ingiustificata convinzione che la presenza stessa degli orsi costituisca a priori un pericolo grave per l’incolumità pubblica, trascurando totalmente l’interesse, costituzionalmente rilevante, alla conservazione delle specie animali protette ed in costante rischio di estinzione.
Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection dichiara:
“Chiediamo alla PAT di procedere all’immediato rilascio di M49 e all’attivazione della sola attività di controllo mediante il radiocollare, in modo da dare finalmente, in questo particolare periodo storico, un segnale nel senso dell’inversione di marcia su scelte che riguardano la convivenza con questi animali e la tutela della biodiversità, indispensabile per la vita sulla Terra”.
Renata Balducci – Presidente di Associazione Vegani Italiani Onlus si dichiara vicina alle Associazioni Animaliste che stanno portando avanti la battaglia per la libertà di M49 e invita tutti a riflette su quanto, oggi più che mai, è essenziale pensare al rapporto uomo-animali, sul rispetto che dobbiamo avere dell’ambiente e dei suoi equilibri che per restare giusti ha bisogno che gli animali restino liberi nei loro territori.
Fonte: promiseland.it

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