Scrivo queste brevi riflessioni dopo aver letto, su Facebook, la chiara presa di posizione del Sindaco di Francavilla Antonio Luciani a favore dei cambi di destinazione d’uso di diverse strutture turistiche in alloggi residenziali. Si tratta, in realtà, di una scelta che il Sindaco serbava in animo fin dalla competizione elettorale, durante la quale aveva sempre eluso le domande sulla destinazione di tali strutture.
A sostegno della predetta scelta vi è la situazione disastrosa del bilancio comunale, che va risanata, secondo Antonio Luciani, anche attraverso gli oneri da richiedere per i cambi di destinazione d’uso. E chi si dichiara contrario a questi cambi entra a far parte di diritto nel cosiddetto “Partito del No”, che annovera – parole del Sindaco – varie correnti: “amministratori del passato, delusi, nostalgici e pivelli”.
Anche io mi sono schierato, e ritengo a ragione, nel partito del No (per esclusione, dovrei far parte della categoria dei pivelli). E non è che non mi renda conto della disastrosa situazione finanziaria del Comune. “Conta sì il denaro, altro che chiacchiere” canta Vasco Rossi. Ma qui bisogna stare molto attenti, perché in nome del ripianamento del debito si può fare di tutto. Possiamo anche vendere il Palazzo Sirena e il Mu.Mi., compreso le tele di Michetti, possiamo anche decidere di costruire grattacieli e incassare i relativi oneri. Si può fare veramente di tutto.
Occorre allora stabilire qual è il punto di equilibrio tra l’esigenza di fare cassa e quella di consentire alla nostra città di inserirsi in un percorso di rilancio economico, che non può che essere legato al turismo e alla valorizzazione del territorio.
In questi ultimi decenni si sono affermate attorno a Francavilla due forme di turismo, per le quali noi non siamo riusciti a sviluppare una concreta offerta: un turismo dei convegni e d’affari, che si riversa nel bacino Pescara - Montesilvano, ed uno naturalistico, che si estende a sud di Francavilla, a partire da Ortona. Noi siamo rimasti una specie di Principato di Andorra, uno Stato cuscinetto, una terra di nessuno, o meglio, una terra destinata al turismo delle seconde case.
Personalmente sto apprezzando l’attivismo e l’impegno del Sindaco Antonio Luciani per migliorare la situazione della nostra città. Ad esempio, la richiesta di essere inseriti nel progetto del Parco della Costa Teatina, fatta dal Comune di Francavilla anche su sollecitazione del locale Circolo di SEL, si inserisce in una visione di rilancio del turismo e la ritengo molto giusta. E’ vero che Francavilla non ha le bellezze naturalistiche della Costa dei Trabocchi, ma i Parchi prevedono al loro interno una “zonizzazione”, che può ricomprendere anche zone “fortemente antropizzate”, se sono funzionali al Parco. E noi abbiamo da offrire proprio servizi di ricettività turistica.
Allora il punto centrale del discorso è: qual è la strategia di sviluppo per Francavilla? Se gettiamo la spugna sui cambi di destinazione d’uso, allora metteremo sì dei soldi in cassa (a proposito, sarebbe opportuno avere una stima delle entrate previste), ma avremo diminuito il potenziale di ricettività turistica della nostra città, che vive proprio di turismo, e avremo fatto un passo indietro sulla valorizzazione del territorio, che non è solo occupazione di suolo, ma anche razionale sfruttamento di ciò che è stato già costruito.
Queste sono solo chiacchiere? L’alternativa, come ho letto in un post del Sindaco su Facebook, è “cambi di destinazione d’uso” o “dichiarazione di dissesto”? Siamo davvero a questo bivio, ed è tanto salvifica la scelta di consentire il passaggio di destinazione di questi immobili da turistici a residenziali?
No, non ci credo. Penso, piuttosto, che in momenti di difficoltà economica, chi governa è esposto al pericolo, ed alla tentazione, di far prevalere le regole della monetizzazione su quelle della tutela dei diritti. E’ ciò che accade anche a livello nazionale, con l’imposizione del modello Pomigliano e l’erosione dei diritti dei lavoratori, con il soffocamento del diritto allo studio e alla ricerca. Sempre in nome delle esigenze di bilancio.
Tenere la barra a dritta, come viene chiesto al Sindaco da alcuni suoi sostenitori su Facebook, per me significa proprio tener fede all’impegno riassunto nello slogan “Francavilla cambia davvero”. E allora cambiamole, le regole del gioco. Diciamo no ai cambi di destinazione d’uso, e troviamo un altro modo per “fare cassa”.
A sostegno della predetta scelta vi è la situazione disastrosa del bilancio comunale, che va risanata, secondo Antonio Luciani, anche attraverso gli oneri da richiedere per i cambi di destinazione d’uso. E chi si dichiara contrario a questi cambi entra a far parte di diritto nel cosiddetto “Partito del No”, che annovera – parole del Sindaco – varie correnti: “amministratori del passato, delusi, nostalgici e pivelli”.
Anche io mi sono schierato, e ritengo a ragione, nel partito del No (per esclusione, dovrei far parte della categoria dei pivelli). E non è che non mi renda conto della disastrosa situazione finanziaria del Comune. “Conta sì il denaro, altro che chiacchiere” canta Vasco Rossi. Ma qui bisogna stare molto attenti, perché in nome del ripianamento del debito si può fare di tutto. Possiamo anche vendere il Palazzo Sirena e il Mu.Mi., compreso le tele di Michetti, possiamo anche decidere di costruire grattacieli e incassare i relativi oneri. Si può fare veramente di tutto.
Occorre allora stabilire qual è il punto di equilibrio tra l’esigenza di fare cassa e quella di consentire alla nostra città di inserirsi in un percorso di rilancio economico, che non può che essere legato al turismo e alla valorizzazione del territorio.
In questi ultimi decenni si sono affermate attorno a Francavilla due forme di turismo, per le quali noi non siamo riusciti a sviluppare una concreta offerta: un turismo dei convegni e d’affari, che si riversa nel bacino Pescara - Montesilvano, ed uno naturalistico, che si estende a sud di Francavilla, a partire da Ortona. Noi siamo rimasti una specie di Principato di Andorra, uno Stato cuscinetto, una terra di nessuno, o meglio, una terra destinata al turismo delle seconde case.
Personalmente sto apprezzando l’attivismo e l’impegno del Sindaco Antonio Luciani per migliorare la situazione della nostra città. Ad esempio, la richiesta di essere inseriti nel progetto del Parco della Costa Teatina, fatta dal Comune di Francavilla anche su sollecitazione del locale Circolo di SEL, si inserisce in una visione di rilancio del turismo e la ritengo molto giusta. E’ vero che Francavilla non ha le bellezze naturalistiche della Costa dei Trabocchi, ma i Parchi prevedono al loro interno una “zonizzazione”, che può ricomprendere anche zone “fortemente antropizzate”, se sono funzionali al Parco. E noi abbiamo da offrire proprio servizi di ricettività turistica.
Allora il punto centrale del discorso è: qual è la strategia di sviluppo per Francavilla? Se gettiamo la spugna sui cambi di destinazione d’uso, allora metteremo sì dei soldi in cassa (a proposito, sarebbe opportuno avere una stima delle entrate previste), ma avremo diminuito il potenziale di ricettività turistica della nostra città, che vive proprio di turismo, e avremo fatto un passo indietro sulla valorizzazione del territorio, che non è solo occupazione di suolo, ma anche razionale sfruttamento di ciò che è stato già costruito.
Queste sono solo chiacchiere? L’alternativa, come ho letto in un post del Sindaco su Facebook, è “cambi di destinazione d’uso” o “dichiarazione di dissesto”? Siamo davvero a questo bivio, ed è tanto salvifica la scelta di consentire il passaggio di destinazione di questi immobili da turistici a residenziali?
No, non ci credo. Penso, piuttosto, che in momenti di difficoltà economica, chi governa è esposto al pericolo, ed alla tentazione, di far prevalere le regole della monetizzazione su quelle della tutela dei diritti. E’ ciò che accade anche a livello nazionale, con l’imposizione del modello Pomigliano e l’erosione dei diritti dei lavoratori, con il soffocamento del diritto allo studio e alla ricerca. Sempre in nome delle esigenze di bilancio.
Tenere la barra a dritta, come viene chiesto al Sindaco da alcuni suoi sostenitori su Facebook, per me significa proprio tener fede all’impegno riassunto nello slogan “Francavilla cambia davvero”. E allora cambiamole, le regole del gioco. Diciamo no ai cambi di destinazione d’uso, e troviamo un altro modo per “fare cassa”.
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