L'analisi dei casi delle galline e delle scrofe in due studi sull’Italia presentati da LAV e CIWF Italia per End The Cage Age
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L’evento si inserisce nella scia del successo
della Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age, a cui la Commissione
Europea ha risposto positivamente lo scorso giugno
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Lo studio di LAV dimostra come la domanda/offerta
del mercato italiano renda sostenibile il divieto delle gabbie per le galline
ovaiole
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Lo studio del CRPA per CIWF Italia quantifica i
costi della transizione cage-free nell’allevamento delle scrofe – in
particolare nella fase di fecondazione-gestazione
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Intervento scientifico della veternaria Dr.ssa Sujen
Santini: Perchè in gabbia non può essere benessere
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La coalizione italiana End the Cage Age: “È
giunto il momento di cambiare pagina e relegare l’allevamento in gabbia al
passato”.
La transizione verso allevamenti senza gabbie è
fattibile, oltre che doverosa, lo affermano LAV e CIWF Italia Onlus presentando
per la coalizione italiana End the Cage Age due studi incentrati sul passaggio
a sistemi cage-free per galline ovaiole e scrofe, durante il convegno La
transizione possibile verso un’era senza gabbie: il caso dell’Italia – Dare
seguito all’Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age tenutosi a Roma,
presso Spazio Europa, in data 25 maggio.
La transizione possibile verso un’era senza gabbie: il
caso delle galline ovaiole in Italia
Lo studio condotto da Lorenza
Bianchi, dottore di ricerca in scienze economiche e Responsabile Area
Animali negli allevamenti LAV, sottolinea come l’evoluzione delle forze di
mercato, nel contesto italiano e in riferimento all’allevamento delle galline
ovaiole, rappresenti un fattore chiave a sostegno della transizione verso
un’era senza gabbie.
I consumatori sono sempre più
attenti al benessere degli animali allevati a scopi alimentari, sia per
motivi etici che per ragioni di carattere salutistico e di sostenibilità
ambientale.
Produttori e distributori sono
consapevoli di questa tendenza: in molti hanno già scelto di spostare la
loro produzione verso sistemi di allevamento alternativi alle gabbie per
incontrare le preferenze dei consumatori.
“Le gabbie, anche quelle
arricchite, non rispettano l'etologia delle galline” ha spiegato Bianchi nel
suo intervento. “Inoltre, per una transizione a sistemi alternativi davvero
efficace, è importante considerare le esigenze di specie, verso cui le galline
sono fortemente motivate. Vietare l’uso delle gabbie è il primo passo nella
direzione giusta, in cui si riconosca che un sistema basato sul maltrattamento
degli animali ha implicazioni negative non solo sulla loro vita, ma anche su
quella delle persone. Si pensi all'influenza aviaria e al grande rischio
derivante dalle zoonosi. I tempi sono maturi per un divieto formale, che
riconosca il cambiamento già in atto”.
Valutazione dell'impatto economico relativo
all'eliminazione delle gabbie negli allevamenti suinicoli
Realizzato dal CRPA – Centro Ricerche Produzioni
Animali per conto di CIWF Italia Onlus, il report analizza nel dettaglio i
costi di passaggio a sistemi cage-free per le scrofe nelle fasi di
fecondazione-gestazione e maternità.
Secondo lo studio, un allevamento a ciclo chiuso o da
riproduzione può arrivare a spendere fino a 3.000 euro per scrofa in produzione
per gli interventi di ristrutturazione e ampliamento delle porcilaie esistenti.
Lo studio, inoltre, quantifica gli investimenti da
realizzare per la transizione a sistemi senza gabbie in Lombardia, Piemonte ed
Emilia-Romagna, tre regioni dove vengono allevati il 77,3% dei suini totali e
il 64,6% delle scrofe: si parla di un investimento di circa 907 milioni di
euro.
“La transizione a sistemi d’allevamento cage-free
richiede per gli allevatori investimenti importanti che per essere sostenibili
economicamente necessitano del supporto di fonti di finanziamento pubbliche
quali alcune specifiche misure del Programma di Sviluppo Rurale e gli Ecoschemi
inclusi nella nuova PAC” ha
dichiarato Alessandro Gastaldo, ricercatore del CRPA, illustrando
il report realizzato da un gruppo di lavoro composto anche da Paolo Rossi,
Claudio Montanari e Ambra Motta.
L’intervento di Sujen Santini, medico veterinario: PERCHÉ
IL BENESSERE NON PUÒ ESSERE MESSO IN GABBIA
La coalizione italiana End the Cage Age: “È giunto il
momento di cambiare pagina e relegare l’allevamento in gabbia al passato”
“Abbiamo
il dovere, come persone, come essere umani, di dare agli animali una vita che
sia almeno degna - che sia giusta. Ma questo non è mai possibile
nell’allevamento intensivo e tantomeno lo è in uno dei suoi simboli e strumenti
più crudeli, la gabbia,” ha dichiarato Annamaria Pisapia, direttrice CIWF
Italia, aprendo i lavori del convegno.
Pisapia
ha poi ricordato il percorso della Iniziativa dei Cittadini Europei End the
Cage Age per divieto dell’uso delle gabbie nella zootecnia, e supportata da
oltre 1.4 milioni di persone, che ha condotto all’impegno della Commissione
Europea a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per vietare le
gabbie entro il 2027.
Una proposta su cui anche il
Governo italiano, in quanto Stato membro della UE e parte del Consiglio dell’Unione
Europea si dovrà pronunciare, tenendola in conto anche a livello nazionale.
“Dobbiamo evitare che l'Italia
arrivi in ritardo e che si metta passivamente ad aspettare fondi dall'UE per la
transizione a sistemi senza gabbie, che invece va anticipata e favorita” ha
sottolineato Gianluca Felicetti, presidente LAV.
“I consumatori sono disposti a pagare di più per prodotti da sistemi più attenti al benessere animale e hanno dato un chiaro mandato ai parlamenti dei singoli Paesi di intervenire senza attendere i tempi europei, che saranno più lunghi. In Italia con la modifica dell’art. 9 della Costituzione il miglioramento della protezione degli animali è diventato un dovere del legislatore,” così Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia. Durante il convegno, Ricciuti ha sottolineato come l’Italia sia indietro rispetto ad altri Paesi europei come la Francia, la Germania, l’Austria e la Repubblica Ceca, che hanno già adottato provvedimenti contro le gabbie”.
Sono anni che le associazioni documentano le sofferenze degli animali rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti intensivi.
“Risale al 2012 la nostra prima inchiesta sulle gabbie –
anche la nostra ultima, di queste settimane, è sulle gabbie. Queste immagini ci
rendono tristi e arrabbiati. Le cose devono cambiare” ha detto Simone
Montuschi, presidente di Essere Animali.
Un cambio oramai dovuto e che deve avvenire il prima possibile, come ha sottolineato Michele Pezone, responsabile dei diritti animali per LNDC Animal Protection, dichiarando: "I report che sono stati presentati confermano la possibilità e la doverosità di una transizione verso un sistema che sia non solo cage-free ma anche cruelty-free. La domanda che viene da farsi è: come è possibile che nel ventunesimo secolo, dopo decenni di denunce sulle crudeltà, siamo ancora a questo punto?" .
LAV e CIWF, insieme a
tutte le associazioni intervenute, e a nome di tutta la coalizione italiana End
The Cage Age, hanno rinnovato l’appello al Governo italiano a dare il
proprio fondamentale contributo sia sostenendo la proposta legislativa
della Commissione per vietare le gabbie in UE e avviando, tramite politiche
economiche mirate, la transizione cage-free anche in ambito nazionale.
“Noi associazioni continueremo la battaglia iniziata nel
2018 affinché questa epocale transizione possa avvenire e che l'era delle
gabbie diventi solo un ricordo,” ha concluso Roberto Bennati, direttore
generale LAV, che ha moderato l’evento.
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