La vita da cani ha due aspetti. Il primo può essere
terrificante. Si veda il massacro dei randagi in Ucraina, venuto alla ribalta
durante i campionati europei di calcio. O, ancora, la tragedia di Green Hill,
l’azienda di Montichiari, in provincia di Brescia, che allevava circa 2500
beagle destinati alla vivisezione per il circuito mondiale dei laboratori di
ricerca. Dopo la denuncia di Legambiente e della Lav, la Lega Anti Vivisezione ,
di “Striscia la notizia”, ed una campagna che ha mobilitato le associazioni
animaliste e verdi, la Procura della Repubblica di Brescia ha emesso un
provvedimento di ispezione e conseguente chiusura del lager canino, costituito
da quattro capannoni, uffici e strutture annesse che coprono circa 5 ettari di terreno.
Operazione compiuta con l’intervento di 30 guardie forestali dei comandi
provinciali di Brescia e Bergamo, del Nucleo Investigativo per i Reati in danno
agli Animali (Nirda), del personale della Questura di Brescia e di agenti della
Digos. Risultano indagati i vertici di Green Hill. Ma la battaglia animalista
non si ferma. Il Coordinamento fermare Green Hill ha chiesto che «la custodia
giudiziaria dei beagle non venga affidata all’azienda e neppure ad una delle
tante realtà improvvisate che sono nate negli ultimi mesi».
L’estate, inoltre, ripropone ogni anno comportamenti da
censurare che fanno ancora dell’Italia un Paese tutt’altro che animal friendly. Molti, troppi cani
vengono abbandonati. A questo punto, la mobilitazione corre sulla Rete. Se non
basta più il passaparola tra vicini, parenti e condomini, si ricorre ad
Internet. Specialmente ora che impazza Facebook. Pagine e pagine vengono curate
da specialisti di animali in affitto per il periodo della villeggiatura, i dog-sitters. Tra di loro, quelli che
hanno allestito vere e proprie pensioni per cani, restaurando casali ed
abitazioni smesse fuori città. Le tariffe variano tra i 15 ed i 20 Euro al
giorno, in ragione dei servizi offerti.
Gli esperti, comunque, restano
del parere che la condizione migliore per cani momentaneamente separati dai
padroni in ferie sia l’affido ad amici e persone già conosciute dagli animali.
La familiarità è determinante nel soddisfare le loro aspettative di cure
amorevoli. Mentre la competenza distaccata di specialisti in dog-sitting può favorire l’insorgere di
estraneità, spaesamento.
I responsabili dell’AIDAA,
Associazione italiana difesa animali e ambiente, hanno condotto un’indagine statistica
per acquisire dati sul rapporto fra italiani e randagismo. Del campione di
1.064 interpellati, il 63% si è dichiarato contrario all’abbattimento dei cani.
Questa maggioranza incoraggia a prospettare una popolazione più consapevole
dell’equilibrio fra le specie. Resta un 33% favorevole all’eliminazione o
all’eutanasia dei randagi. Ma almeno una sottocategoria del 13% precisa che
tali misure si dovrebbero applicare solamente in casi estremi.
Purtroppo, il questionario dell’AIDAA riguarda anche la pena
di morte da infliggere ai cani pericolosi e l’alternativa fra una normativa
europea e soluzioni da parte dei singoli Paesi. Il quadro risultante non è
roseo. Alte percentuali propendono per la soppressione. Il
presidente dell’AIDAA, Lorenzo Croce non nasconde il proprio scoramento: «La
forte aliquota di persone favorevoli all’introduzione della pena di morte per i
randagi, seppure in stato di assoluta necessità, ci preoccupa molto».
Forse, anche in questo settore, è carente l’aspetto della
comunicazione. Per sopperirvi, ecco il Dizionario
Bilingue italiano/cane e cane/italiano. 150 parole per imparare a parlare cane
correntemente. Un volume per nulla scherzoso, pubblicato dalla Sonda
Edizioni nel tentativo di appianare il divario mai sopito con quello che de
millenni è il migliore amico dell’uomo. Ed a volte beneficia della fama del
proprietario.
Francesco Totti ha due labrador, Flipper ed Ariel.
Quest’ultima fa parte dei cani-bagnino che compongono la scuola italiana Cani
Salvataggio. Fin dal 2008, Ariel ha conquistato uno spazio della cronaca per il
salvataggio di una ragazza ad Ostia. Negli scorsi giorni ha ripetuto la
prodezza a S. Agostino, presso Civitavecchia, evitando l’annegamento di una
bimba di 8 anni e di un uomo di 64 presi dalle raffiche sull’acqua di un forte
vento.
L’altro aspetto della vita da cani, però, segna l’ennesimo
paradosso per la società avanzata. A Montorio Veronese, un anno fa il caso di
depressione per Briciola, una meticcia fulva, e Shony, un vecchio cane lupo.
Per quest’ultimo, il malessere è attestato dal regolare certificato di un
veterinario. Motivo: i rispettivi padroni scontano condanne per reati contro il
patrimonio. Così il direttore della Casa circondariale, Antonio Fullone, per un
giorno ha concesso a Briciola e Shony di fare visita ai detenuti in questione,
con gran beneficio degli animali. A contatto pieno con i due padroni, che hanno
potuto accarezzarli e farli correre nell’erba.
Possibile che i cani abbiano queste esigenze relazionali?
Senza scomodare un etologo come Konrad Lorenz, lo conferma Massimo Perla,
addestratore dalla quotidiana dimestichezza con i cani: «Se da un giorno
all’altro si trovano senza il proprio padrone possono sentirsi persi. Invece
devono essere pronti a stare in tutte le situazioni per evitare un’ansia da
separazione dovuta a un rapporto un po’ morboso e troppo umanizzato».
Umanizzato quanto quello che degli animalisti hanno
instaurano con un randagio di quartiere dove sulla cuccia è scritto: «Non
dategli da mangiare, perché segue una dieta particolare. Solo coccole e
carezze». Le quali non impediscono al randagio di lanciarsi contro le
automobili ed abbaiare minaccioso quando i colori ed i suoni della realtà
scatenano le umbratili reazioni della sua indole canina.
Enzo
Verrengia
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 luglio 2012
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