venerdì 5 dicembre 2025
Roma Capitale premia l’impegno per amici a 4 zampe e fauna selvatica
venerdì 19 settembre 2025
Due mosse contro la caccia: consegnate le firme in Senato e domenica presidi in tutta Italia
Consegnate oggi venerdì 19 settembre, al Servizio Assemblea del Senato le 53mila firme raccolte per la proposta di Legge di iniziativa popolare voluta da Animalisti Italiani, Enpa, Lac, Lav, Lndc Animal Protection e Oipa, per l’abolizione della caccia, la tutela di orsi e lupi, l’incremento delle aree protette e il divieto di ingresso dei cacciatori nelle proprietà private.
Il quorum necessario è stato raggiunto in meno di 2 mesi, tra cui agosto, invece che nei sei previsti dalla Legge, motivo per cui è stata fermata con largo anticipo la raccolta delle firme e sono state espletate le pratiche necessarie per la consegna.
«Siamo molto orgogliosi del risultato raggiunto che arriverà sul tavolo delle Commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura del Senato, che hanno ripreso nei giorni scorsi l’esame del Disegno di Legge “Sparatutto” voluto dal ministro Lollobrigida e ora affidato ai partiti di maggioranza e che rischia di essere ancora di più peggiorato da emendamenti dei senatori di maggioranza, facendo rientrare “dalla finestra”, solo per citare due esempi la caccia sulle spiagge e l’aumento delle specie impallinabili».
Le associazioni firmatarie della proposte di legge continuano: «Il successo della nostra iniziativa popolare dimostra invece che le cittadine e i cittadini sono consapevoli del pericolo in corso, del principio Costituzionale calpestato della tutela degli animali e della biodiversità, della violazione delle Direttive europee di tutela dell’ambiente e di quanto la situazione potrebbe ancora peggiorare già con i paralleli provvedimenti di riapertura della caccia ai lupi e agli uccelli migratori nei valichi montani che erano state fermate da provvedimenti giudiziari».
Gli animalisti ricordano: «La nostra iniziativa #StopCaccia rappresenta la volontà di coloro che non vogliono più animali selvatici trucidati, come succederà da dopodomani ancora con l’apertura nazionale della stagione venatoria».
In una nota le organizzazioni osserva anche che «I cacciatori si autodefiniscono ambientalisti, mentre il ministro Lollobrigida si è spinto persino oltre, arrivando a nominarli come “bioregolatori”, pur di tentare di dare dignità – senza riuscirci – a una categoria di cittadini che si diverte a provocare sofferenza e morte tra gli animali selvatici. E – si sottolinea – quanto approvato nei giorni scorsi, con il via libera della caccia nei valichi montani, cuore delle rotte migratorie dell’avifauna, dimostra che la volontà è quella di sparare sempre e ovunque, rispondendo alle richieste della lobby della caccia, molto vicina all’attuale Governo».
In occasione dell’apertura della caccia, domenica 21 settembre, Animalisti Italiani, Enpa, Lac, Lav, Lndc Animal Protection e Oipa non solo hanno presentato al Senato le firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare che prevede l’abolizione della caccia e il rafforzamento della tutela di orsi e lupi nonché l’incremento della aree protette, ma hanno deciso di mobilitarsi.
«Abbiamo organizzato alcuni presidi in zone simboliche del nostro Paese, aree di elevato valore socio-ecologico, dove racconteremo ai cittadini cosa sta accadendo in Parlamento e quale futuro si prospetta per gli animali selvatici e le aree protette – dichiarano le associazioni – una vera e propria deregulation venatoria che comporterà maggiori rischi anche per i cittadini. Non bisogna infatti dimenticare che, oltre ai milioni di animali uccisi ogni anno, i fucili dei cacciatori mietono decine di vittime anche tra le persone».
Dalle 10 alle 13 di domenica 21 settembre, le associazioni incontreranno i cittadini in varie regioni d’Italia, nello specifico nella riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra (MC), nella foresta demaniale del Cansiglio (BL), al valico di Colle di San Zeno (BS), nell’area della Pietra di Bismantova (RE), nella foresta demaniale di duna Feniglia (GR), al Parco del Po e del Morbasco (CR), nel centro di Perugia e nella pineta Cimino di Taranto.
«La nostra proposta di Legge per l’abolizione della caccia vuole dare finalmente voce a più di tre quarti dei cittadini italiani, che secondo i dati Eurispes richiedono da sempre la cancellazione definitiva di questa pratica assurda e violenta e che, nonostante la schiacciante maggioranza, rimangono inascoltati da questa maggioranza parlamentare. Maggioranza che, da quando si è insediata a ottobre 2022, si è completamente asservita a quello 0,7% di popolazione rappresentata dai cacciatori, utilizzando gli animali selvatici come moneta di scambio elettorale», commentano le associazioni
«Noi non ci arrenderemo fino a che la caccia e ogni altra forma di violenza sugli animali non saranno definitivamente abolite!», concludono.
Antonietta Nembri - vita.it
giovedì 26 giugno 2025
ANIMALISTI ITALIANI, ENPA, LAC, LAV, LNDC ANIMAL PROTECTION, OIPA UNITI PER RISPONDERE AL DISEGNO DI LEGGE “SPARATUTTO” DEL GOVERNO E DELLA MAGGIORANZA: ABOLIAMO LA CACCIA!
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| Prima del deposito in Corte di Cassazione della proposta di legge d'iniziativa popolare |
lunedì 16 giugno 2025
Il futuro della zootecnia è cage-free: al Senato impegno bipartisan per superare le gabbie
A dare avvio ai lavori, il senatore Stefano Patuanelli (M5S), promotore dell’evento, ha annunciato l’elaborazione di un disegno di legge per accompagnare le aziende nella transizione: «Un futuro ‘senza gabbie’ è possibile se c’è l’impegno di tutti. […] Il mio impegno è quello di assicurare un sostegno finanziario alla creazione di un fondo, da inserire inizialmente in un disegno di legge, per poi tradurlo in un emendamento alla prossima legge di bilancio».
Una proposta che ha raccolto consensi trasversali e che potrebbe diventare un primo strumento concreto per aiutare, in particolare, le realtà produttive più piccole ad adottare sistemi di allevamento alternativi.
La conferenza ha evidenziato un punto di convergenza tra sensibilità politiche diverse: mettere fine all’allevamento in gabbia è una scelta etica e sociale sempre più condivisa.
Michaela Biancofiore (Noi Moderati) ha parlato di una necessaria evoluzione culturale: «Non si possono trattare gli animali, esseri senzienti, in questo modo. È importante comprendere che gli esseri che vengono mutilati o uccisi hanno un’anima come noi».
Secondo Ilaria Cucchi (AVS), «mettere fine all’allevamento in gabbia è una battaglia di civiltà che trova già oggi un ampio consenso tra i cittadini europei. È nostro dovere ascoltare la società civile».
Un concetto ribadito anche da Simona Malpezzi (PD), che ha sottolineato come «eliminare le gabbie si può fare, non stiamo parlando di un'utopia. L’Italia potrebbe diventare la prima in Europa a imporre questo divieto per tutte le specie». Da qui, la proposta di avviare un’indagine conoscitiva in Parlamento per approfondire il tema.
A ricordare il ruolo centrale dei consumatori è stata Julia Unterberger (SVP/per le Autonomie), con un riferimento all’impatto positivo dell’etichettatura obbligatoria sulle uova fresche: «Da quando è stata introdotta l’indicazione del metodo di allevamento, si è registrata una significativa riduzione dell’allevamento in gabbia». Ma ha avvertito: «Purtroppo un obbligo analogo non esiste per le uova utilizzate nei prodotti trasformati, e la sua introduzione rappresenterebbe un ulteriore passo avanti fondamentale».
Anche Domenica Spinelli (FDI) ha evidenziato la necessità di sostenere economicamente il cambiamento: «È doveroso che le aziende vengano accompagnate nella transizione con un fondo strutturale che sostenga soprattutto i produttori più piccoli».
Mentre Manfredi Potenti (Lega) ha parlato di equilibrio: «Un tema che dovremo seguire con responsabilità ed equilibrio tra esigenze di tutela degli animali e del sistema produttivo».
Secondo le associazioni promotrici – tra cui Animal Equality, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, LAV, Legambiente, Humane World for Animals Italia e LNDC Animal Protection – l’Italia ha ora la possibilità di fare da apripista in Europa, sostenendo la proposta della Commissione UE, attesa per il 2026, per l’eliminazione graduale delle gabbie.
Chiara Caprio, responsabile media di Essere Animali, ha ricordato che «il 91% degli italiani si è detto contrario alle gabbie» (Eurobarometro 2023), e che «l’85% degli elettori di tutti i partiti chiede maggiori tutele per gli animali» (YouTrend 2024).
Il superamento delle gabbie è inoltre supportato dalla comunità scientifica. I pareri dell’EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, confermano l’incompatibilità delle gabbie con il benessere animale, in particolare per galline, scrofe, quaglie e anatre.
Alcune aziende, del resto, stanno già dimostrando che un’altra zootecnia è possibile: Barilla, Ferrero e Fumagalli sono solo alcuni dei casi studio italiani citati da Annamaria Pisapia di CIWF Italia, che ha sottolineato come molte realtà imprenditoriali abbiano anticipato i legislatori, adottando politiche cage-free.
Durante l’evento, quattro pannelli fotografici, che resteranno in Senato per una settimana, hanno rafforzato il messaggio della conferenza: documentano le condizioni di sofferenza di milioni di animali allevati in Italia per scopi alimentari. Un richiamo visivo potente, destinato a restare impresso in chiunque le osservi.
La conferenza ha rappresentato un momento di svolta, in cui politica, società civile, scienza e imprese hanno trovato un punto di convergenza. L'attesa ora si sposta sulla Commissione europea, che ha annunciato per il 2026 una proposta legislativa per l’eliminazione graduale delle gabbie negli allevamenti. L’Italia può giocare un ruolo da protagonista in questo percorso.
«Milioni di persone lo chiedono, la comunità scientifica lo conferma, molte aziende lo stanno già facendo: è tempo di relegare le gabbie ai libri di storia», hanno concluso le organizzazioni della coalizione End the Cage Age.
Vincenza Soldano - Greereport.it




