sabato 15 aprile 2023

IN CORTE DI CASSAZIONE SI PARLA DI CRIMINI DI NATURA - 12/4/23

L'intervento del ministro dell'Ambiente Fratin
L’allarme lanciato in occasione del workshop SWiPE nel quale si sono incontrati magistrati, forze dell’ordine ed esperti per superare gli ostacoli al contrasto ai crimini di natura
Mancano banche dati, le norme sono ancora troppo blande, gli hot-spots di illeciti contro natura e ambiente sono sempre più numerosi sulla terraferma come nel mare. Siamo crocevia per un traffico illegale, interno e internazionale, di specie vegetali, animali e parti di essi spesso portato alla luce dalle operazioni condotte dalle autorità in porti e aeroporti. Ma solo il 27% dei procedimenti che riescono ad arrivare a processo arriva a sentenza definitiva di condanna. Con la riforma del processo penale questo numero rischia di diventare ancora più basso.
Oggetto di questi crimini sono gli uccelli della nostra fauna (caccia e bracconaggio, catture di animali vivi, prelievo di uova o pulli di uccelli a rischio di estinzione da destinare a mercati illeciti che fruttano ingenti guadagni ai trafficanti), specie che versano in un grave stato di conservazione come rettili o anfibi, sia autoctoni, sia esotici, pesci d’acqua dolce o specie marine come coralli, ricci, squali, datteri di mare. Frequente è inoltre l’importazione di animali esotici o di loro parti come l’avorio, le corna di rinoceronte, la pelle di tigre o di leopardo.
con Giovanni Maria Flick, Presidente
emerito della Corte Costituzionale
 

I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo: preceduti esclusivamente dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi, generano entrate per 280 miliardi di dollari l’anno e costituiscono un settore della criminalità in crescita.
Per discutere delle principali problematiche che riguardano la tutela della biodiversità e il contrasto ai crimini di natura il WWF ha avviato un workshop di 3 giorni coinvolgendo i principali attori, dalla Magistratura alle Forze di Polizia. Il primo appuntamento si è tenuto presso l’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione, era presente anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Gli incontri si integrano nel progetto, finanziato dalla Commissione europea, LIFE SWiPE (Successful Wildlife Crime Prosecution in Europe) di cui il WWF Italia è partner.

giovedì 22 settembre 2022

Gli animali votano? I partiti guardano ai pets, meno a selvatici e allevati

 I programmi dei partiti politici guardano poco agli animali, e soprattutto a quelli domestici. Molto meno considerati i selvatici e quelli da reddito. Almeno secondo quanto osservano le 13 associazioni animaliste firmatarie dell’appello #ancheglianimalivotano, che li hanno analizzati in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. “Si riscontra una minima sensibilità da parte di alcuni partiti, in altri è drammaticamente assente”, spiega una nota cofirmata da Animalisti Italiani, Animal Equality Italia, Ali, Ciwf Italia, Enpa, Essere Animali, Humane Society International/Europe, Lac, Lav, Leidaa, Lndc Animal Protection, Oipa e Save the Dogs and Other Animals. Nel dettaglio, “nella campagna elettorale la tutela degli animali domestici e la prevenzione del randagismo entrano nei programmi di diverse forze politiche, molto meno purtroppo la protezione degli animali selvatici e il collegamento fra la necessità del contrasto ai cambiamenti climatici e le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi”, si legge nell’analisi delle ong.

Con Giuseppe Conte in occasione di uno dei
diversi incontri con le forze politiche
impegnate nella campagna elettorale
 

TRE TEMATICHE PRINCIPALI: GARANTE NAZIONALE, PENE PIU’ SEVERE, TAGLIO DELL’IVA

“Ma, a prescindere da chi vincerà il 25 settembre, stando a quanto dichiarato nei programmi elettorali il prossimo Parlamento e il prossimo Governo saranno impegnati a istituire finalmente la figura del Garante nazionale dei diritti degli animali, a inasprire e rendere più efficaci le pene contro i maltrattamenti degli animali, a rendere meno costosa la vita delle famiglie che vivono con animali rendendo equa l’Iva su cibo e prestazioni veterinarie. Questi sono sostanzialmente i punti unificanti dei programmi di Lega, Pd, M5S, Forza Italia, Verdi-Sinistra, M5S, Fratelli d’Italia, +Europa, Unione Popolare, Impegno Civico Di Maio e Italexit che hanno quindi su questi tre temi recepito l’appello #ancheglianimalivotano lanciato a inizio agosto dalle 13 associazioni animaliste firmatarie dell’omonimo appello”. I programmi dei partiti sono comunque costantemente monitorati dalle ong e aggiornati sul sito https://www.ancheglianimalivotano.it/

CHI HA ADERITO A TUTTI I PUNTI PROPOSTI DAGLI ANIMALISTI

“Se tutti i partiti sembrano consapevoli della necessità di sviluppare azioni concrete in materia di ambiente per far fronte alla crisi climatica, quando si entra nello specifico della tutela degli animali la situazione cambia – scrivono le 13 ong -. Sono Alleanza Verdi–Sinistra, Movimento 5 Stelle, Unione Popolare e Italexit i primi quattro partiti che hanno scelto di aderire a tutte le 6 macro-aree di intervento individuate nel manifesto “Anche gli animali votano” proposto dalle ong, elaborato come programma destinato a partiti, candidati premier e candidati al Parlamento. Nel caso di Italexit e Unione Popolare, l’impegno completo è stato assunto in occasione di incontri e confronti con le associazioni e successivamente confermato per iscritto dai responsabili nazionali, mentre il programma online risulta più sintetico ed elenca soltanto alcune tematiche ritenute prioritarie”.

LA POSIZIONE SUI TEST CON ANIMALI, NUOVI ALLEVAMENTI, CIRCHI

“Numerosi sono i punti cardine su cui questi partiti hanno preso impegni precisi, facendo proprie tutte le proposte avanzate dalle associazioni animaliste, incluse tematiche potenzialmente divisive quali il superamento della sperimentazione animale, una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi, la realizzazione di un programma di riduzione degli animali allevati e ancora il divieto dell’utilizzo degli animali in circhi, spettacoli viaggianti, feste e sagre tradizionali. ‘La politica deve prendere atto che la tutela e il benessere degli animali sono temi irrinunciabili nel dibattito elettorale, in grado di orientare gli elettori’, concludono le 13 associazioni firmatarie del manifesto #ancheglianimalivotano. ‘Siamo disponibili a ulteriori confronti con le altre forze politiche interessate a raccogliere il nostro appello per una società più giusta per tutti, compresi gli animali'”.

Guido Minciotti - guidominciotti.blog.ilsole24ore.com

martedì 19 luglio 2022

Annunciano una corsa di levrieri e vengono travolti dalle polemiche: l'ippodromo di Varese cancella la gara


I levrieri non correranno all’ippodromo di Varese: la dimostrazione di coursing (una disciplina che simula la caccia a vista, in cui i cani corrono all’inseguimento di un fantoccio che imita la preda) che si sarebbe dovuta tenere sabato 16 luglio sulla pista de Le Bettole è stata annullata a causa delle polemiche che si sono scatenate negli ultimi giorni in città.

L’annuncio dell’iniziativa aveva infatti suscitato le proteste delle associazioni animaliste, a cominciare dalla sezione varesina della Lega nazionale per la difesa del cane (LNDC), che dal 2017 gestisce il canile municipale della città e aveva lanciato un appello tramite la propria pagina Facebook: “Chiediamo alla cittadinanza di non partecipare a questo evento – si legge nel post – Come LNDC, sempre attenti al benessere animale, stiamo già facendo le dovute verifiche affinché queste manifestazioni non rechino danno a nessun cane e siamo altresì in contatto con le principali associazioni per coordinare le nostre azioni”.

Una reazione che gli organizzatori non si aspettavano e che li ha indotti a fare marcia indietro: “La valenza dell’evento è stata completamente travisata. Noi amiamo gli animali, che si tratti di cavalli, cani o altre specie, e in nessun modo le attività previste andavano a contrastare questa ferma posizione – sottolinea Giovanni Borghi, consigliere della Società Varesina Incremento Corse Cavalli, che gestisce l’ippodromo – Quella in programma era una dimostrazione, non una corsa. Il nostro unico intento era quello di presentare al pubblico una disciplina poco nota in Italia. Comunque abbiamo deciso di annullarla, in segno di apertura e disponibilità verso i cittadini tutti”.

Decine di commenti di rabbia e indignazione – “È vergognoso che Varese permetta una cosa del genere. Fate qualcosa” e ancora “Animali sfruttati per il divertimento degli umani nel 2022. Siamo tornati nel Medioevo” – avevano invaso la pagina Facebook dell’ippodromo, dove il post che annunciava la dimostrazione di coursing è stato rimosso nelle prime ore di questa mattina.

Non prima però che l’account ufficiale de Le Bettole postasse una replica alle accuse: “Tranquilli, all’ippodromo siamo più animalisti di voi. Non si tratta di ‘racing’ come in Inghilterra o in Spagna, nel ‘coursing’ i cani non raggiungono velocità elevate – era il commento, poi cancellato quando è stata presa la decisione di annullare l’evento – Non esiste sfruttamento, è una disciplina del tutto amatoriale che si pratica per puro divertimento del cane. Il percorso è prettamente dimostrativo, sono solo i 200 metri della dirittura d’arrivo, giusto per condividere la bellezza di questi cani in azione”.

Proprio sul presunto divertimento degli animali si concentrano però le perplessità degli animalisti: “I levrieri amano correre, ma non certo in pista cercando di catturare una finta preda che non riescono mai a raggiungere – sottolinea Michele Pezone, avvocato di LNDC – Quello delle corse dei cani è un tema di cui speravamo di non doverci più occupare dopo la chiusura degli ultimi due cinodromi italiani nel 2002. Invece purtroppo di recente ho depositato un ricorso al Tar di Venezia in merito all’impianto per le corse dei levrieri in costruzione a Maserada sul Piave, in provincia di Treviso”.

Secondo Pezone è “paradossale che queste manifestazioni siano ormai vietate in un numero crescente di Paesi, per esempio negli Usa dove oltre 40 Stati le hanno abolite, e che in Italia si torni a parlarne dopo 20 anni. Eravamo convinti di essercele definitivamente lasciate alle spalle, invece purtroppo non è così”.

Se infatti le scommesse sulle corse dei cani sono vietate nel nostro Paese, rimangono le corse amatoriali regolamentate dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana): la dimostrazione del 16 luglio a Varese avrebbe infatti dovuto anticipare una giornata di corse organizzata proprio dall’Enci a Le Bettole per il prossimo novembre.

A questo punto anche quell’evento è in forse: “Ci sarà modo e tempo di fare le valutazioni del caso, anche se non vedo perché non si possa ospitare una manifestazione che rispetta pienamente tutte le normative – conclude Giovanni Borghi – Non ho mai assistito a corse di questo tipo ed ero molto curioso. Non mi aspettavo l’ondata di odio da cui siamo stati investiti”.

di Lucia Landoni - Repubblica


giovedì 9 giugno 2022

LA TRANSIZIONE VERSO GLI ALLEVAMENTI SENZA GABBIE È DOVEROSA E FATTIBILE


L'analisi dei casi delle galline e delle scrofe in due studi sull’Italia presentati da LAV e CIWF Italia per End The Cage Age

 -          Gli studi sono stati presentati a Roma il 25 maggio in un evento tenutosi a Spazio Europa

-          L’evento si inserisce nella scia del successo della Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age, a cui la Commissione Europea ha risposto positivamente lo scorso giugno

-          Lo studio di LAV dimostra come la domanda/offerta del mercato italiano renda sostenibile il divieto delle gabbie per le galline ovaiole

-          Lo studio del CRPA per CIWF Italia quantifica i costi della transizione cage-free nell’allevamento delle scrofe – in particolare nella fase di fecondazione-gestazione

-          Intervento scientifico della veternaria Dr.ssa Sujen Santini: Perchè in gabbia non può essere benessere

-          La coalizione italiana End the Cage Age: “È giunto il momento di cambiare pagina e relegare l’allevamento in gabbia al passato”.

La transizione verso allevamenti senza gabbie è fattibile, oltre che doverosa, lo affermano LAV e CIWF Italia Onlus presentando per la coalizione italiana End the Cage Age due studi incentrati sul passaggio a sistemi cage-free per galline ovaiole e scrofe, durante il convegno La transizione possibile verso un’era senza gabbie: il caso dell’Italia – Dare seguito all’Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age tenutosi a Roma, presso Spazio Europa, in data 25 maggio.

La transizione possibile verso un’era senza gabbie: il caso delle galline ovaiole in Italia

Lo studio condotto da Lorenza Bianchi, dottore di ricerca in scienze economiche e Responsabile Area Animali negli allevamenti LAV, sottolinea come l’evoluzione delle forze di mercato, nel contesto italiano e in riferimento all’allevamento delle galline ovaiole, rappresenti un fattore chiave a sostegno della transizione verso un’era senza gabbie.

I consumatori sono sempre più attenti al benessere degli animali allevati a scopi alimentari, sia per motivi etici che per ragioni di carattere salutistico e di sostenibilità ambientale.

Produttori e distributori sono consapevoli di questa tendenza: in molti hanno già scelto di spostare la loro produzione verso sistemi di allevamento alternativi alle gabbie per incontrare le preferenze dei consumatori.

“Le gabbie, anche quelle arricchite, non rispettano l'etologia delle galline” ha spiegato Bianchi nel suo intervento. “Inoltre, per una transizione a sistemi alternativi davvero efficace, è importante considerare le esigenze di specie, verso cui le galline sono fortemente motivate. Vietare l’uso delle gabbie è il primo passo nella direzione giusta, in cui si riconosca che un sistema basato sul maltrattamento degli animali ha implicazioni negative non solo sulla loro vita, ma anche su quella delle persone. Si pensi all'influenza aviaria e al grande rischio derivante dalle zoonosi. I tempi sono maturi per un divieto formale, che riconosca il cambiamento già in atto”.

Valutazione dell'impatto economico relativo all'eliminazione delle gabbie negli allevamenti suinicoli

Realizzato dal CRPA – Centro Ricerche Produzioni Animali per conto di CIWF Italia Onlus, il report analizza nel dettaglio i costi di passaggio a sistemi cage-free per le scrofe nelle fasi di fecondazione-gestazione e maternità.

Secondo lo studio, un allevamento a ciclo chiuso o da riproduzione può arrivare a spendere fino a 3.000 euro per scrofa in produzione per gli interventi di ristrutturazione e ampliamento delle porcilaie esistenti.

Lo studio, inoltre, quantifica gli investimenti da realizzare per la transizione a sistemi senza gabbie in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, tre regioni dove vengono allevati il 77,3% dei suini totali e il 64,6% delle scrofe: si parla di un investimento di circa 907 milioni di euro.

La transizione a sistemi d’allevamento cage-free richiede per gli allevatori investimenti importanti che per essere sostenibili economicamente necessitano del supporto di fonti di finanziamento pubbliche quali alcune specifiche misure del Programma di Sviluppo Rurale e gli Ecoschemi inclusi nella nuova PAC” ha dichiarato Alessandro Gastaldo, ricercatore del CRPA, illustrando il report realizzato da un gruppo di lavoro composto anche da Paolo Rossi, Claudio Montanari e Ambra Motta.

 Il convegno ha anche affrontato le ragioni scientifiche della necessità di porre fine dell’utilizzo delle gabbie nella zootecnia.

L’intervento di Sujen Santini, medico veterinario: PERCHÉ IL BENESSERE NON PUÒ ESSERE MESSO IN GABBIA

Le gabbie e il conseguente confinamento in spazi ristretti impediscono il naturale movimento che è funzionale nel processo di salute fisica degli animali; le gabbie altresì impediscono la manifestazione dell’etogramma di specie dell’animale, ovvero quei modelli comportamentali innati e/o appresi che sono propri della specie cui esso appartiene, essenziale per garantire l’integrità emotiva e di conseguenza, l’alterazione dell’equilibrio emotivo si traduce in una alterazione fisiologica dell’assetto neuroendocrino dell’animale che quindi viene danneggiato nella sua totalità. Partendo da queste affermazioni, la Dr.ssa Santini ha analizzato le conseguenze dell’essere allevate in gabbia nelle due specie oggetto dei report, galline e scrofe, dichiarando poi: “Perché sia benessere il sistema di allevamento deve rispettare l'integrità fisica ed emotiva dell’animale in quanto essere senziente, evitare esperienze negative e promuovere esperienze positive. Queste condizioni non possono esistere in gabbia. Il benessere non può essere messo in gabbia.“

La coalizione italiana End the Cage Age: “È giunto il momento di cambiare pagina e relegare l’allevamento in gabbia al passato”

“Abbiamo il dovere, come persone, come essere umani, di dare agli animali una vita che sia almeno degna - che sia giusta. Ma questo non è mai possibile nell’allevamento intensivo e tantomeno lo è in uno dei suoi simboli e strumenti più crudeli, la gabbia,” ha dichiarato Annamaria Pisapia, direttrice CIWF Italia, aprendo i lavori del convegno.

Pisapia ha poi ricordato il percorso della Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age per divieto dell’uso delle gabbie nella zootecnia, e supportata da oltre 1.4 milioni di persone, che ha condotto all’impegno della Commissione Europea a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per vietare le gabbie entro il 2027.

Una proposta su cui anche il Governo italiano, in quanto Stato membro della UE e parte del Consiglio dell’Unione Europea si dovrà pronunciare, tenendola in conto anche a livello nazionale.

Dobbiamo evitare che l'Italia arrivi in ritardo e che si metta passivamente ad aspettare fondi dall'UE per la transizione a sistemi senza gabbie, che invece va anticipata e favorita” ha sottolineato Gianluca Felicetti, presidente LAV.

“I consumatori sono disposti a pagare di più per prodotti da sistemi più attenti al benessere animale e hanno dato un chiaro mandato ai parlamenti dei singoli Paesi di intervenire senza attendere i tempi europei, che saranno più lunghi. In Italia con la modifica dell’art. 9 della Costituzione il miglioramento della protezione degli animali è diventato un dovere del legislatore,” così Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia. Durante il convegno, Ricciuti ha sottolineato come l’Italia sia indietro rispetto ad altri Paesi europei come la Francia, la Germania, l’Austria e la Repubblica Ceca, che hanno già adottato provvedimenti contro le gabbie”.

Sono anni che le associazioni documentano le sofferenze degli animali rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti intensivi.

“Risale al 2012 la nostra prima inchiesta sulle gabbie – anche la nostra ultima, di queste settimane, è sulle gabbie. Queste immagini ci rendono tristi e arrabbiati. Le cose devono cambiare” ha detto Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.


Un cambio oramai dovuto e che deve avvenire il prima possibile, come ha sottolineato Michele Pezone, responsabile dei diritti animali per LNDC Animal Protection, dichiarando: "I report che sono stati presentati confermano la possibilità e la doverosità di una transizione verso un sistema che sia non solo cage-free ma anche cruelty-free. La domanda che viene da farsi è: come è possibile che nel ventunesimo secolo, dopo decenni di denunce sulle crudeltà, siamo ancora a questo punto?" .

LAV e CIWF, insieme a tutte le associazioni intervenute, e a nome di tutta la coalizione italiana End The Cage Age, hanno rinnovato l’appello al Governo italiano a dare il proprio fondamentale contributo sia sostenendo la proposta legislativa della Commissione per vietare le gabbie in UE e avviando, tramite politiche economiche mirate, la transizione cage-free anche in ambito nazionale.

“Noi associazioni continueremo la battaglia iniziata nel 2018 affinché questa epocale transizione possa avvenire e che l'era delle gabbie diventi solo un ricordo,” ha concluso Roberto Bennati, direttore generale LAV, che ha moderato l’evento.