domenica 18 giugno 2023

OLTRE 110.000 CITTADINI ITALIANI CHIEDONO LA FINE DELL’ERA DELLE GABBIE, IL GOVERNO LI ASCOLTI

 Le associazioni rappresentanti della coalizione italiana End the Cage Age hanno incontrato il Sottosegretario alla Salute, on. Gemmato, e il Consigliere del Ministro all’Agricoltura, on. Rossi, per la consegna della petizione contro l’uso delle gabbie negli allevamenti.


Roma, 15 giugno 2023
- Abbiamo portato all’attenzione del Governo la voce di 110.233 cittadine e cittadini italiani. Ci aspettiamo che l’Italia faccia la sua parte per la transizione ad un’Europa senza gabbie.

Questo il commento delle associazioni italiane per la tutela degli animali e dell’ambiente che lunedì 12 giugno hanno incontrato il Sottosegretario alla Salute On.le Marcello Gemmato e l’On.le Angelo Rossi, Consigliere del Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Lollobrigida, per consegnare le firme raccolte per la petizione #ItaliaControLeGabbie, lanciata a marzo dello scorso anno.

L’incontro è stato l’occasione per avviare un confronto sulla principale richiesta della petizione, ovvero quella di sostenere, in tutte le sedi europee, le istanze dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age – che la Commissione europea ha accolto – inserendole all’interno della proposta di revisione della normativa europea sul benessere animale che verrà presentata entro la fine dell’anno. 

Il Sottosegretario Gemmato ha dichiarato alle associazioni che “di fronte alla richiesta di 110.000 cittadini il Governo deve rispondere” ed entrambi i rappresentanti del Governo, riconoscendo la crescente importanza del benessere animale per i cittadini e per le produzioni del Made in Italy, hanno sottolineato l’importanza di un tavolo di confronto sul tema che coinvolga tutte le parti interessate. 

Entrambi i rappresentanti del Governo si sono poi impegnati a incontrare nuovamente le associazioni per continuare il confronto.


L’incontro di lunedì è stato il primo passo per portare la questione dell’eliminazione delle gabbie negli allevamenti all’attenzione del Governo italiano – hanno commentato le associazioni dopo l’incontro – ci auguriamo che questo sia un segnale di apertura del dialogo su questo tema cruciale, sentito da tanti cittadini. Abbiamo espresso al Sottosegretario Gemmato e all’On. Rossi la piena disponibilità e opportunità di fare parte del tavolo di confronto con le parti, che possa seguire le diverse fasi della proposta di legislazione europea per l’eliminazione progressiva delle gabbie, che hanno entrambi menzionato.”  

È fondamentale che il Governo italiano prenda posizione contro le gabbie, per ridurre la sofferenza di milioni di animali ma anche per iniziare a traghettare la zootecnia italiana verso un futuro più etico e più sostenibile. Un Made in Italy che sia considerato ‘eccellenza’ non può che partire dall’abolizione delle gabbie. La nostra battaglia contro l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti, per ridurre la sofferenza di milioni di animali, si accompagna anche all’esigenza concreta delle aziende italiane di avanzare sul tema del benessere animale. È quindi strategico che il Governo supporti la zootecnia italiana a compiere la transizione cage-free, appoggiando la fine dell’era delle gabbie e mettendo sin da subito in campo politiche economiche mirate e significative,” concludono le associazioni. 

sabato 15 aprile 2023

IN CORTE DI CASSAZIONE SI PARLA DI CRIMINI DI NATURA - 12/4/23

L'intervento del ministro dell'Ambiente Fratin
L’allarme lanciato in occasione del workshop SWiPE nel quale si sono incontrati magistrati, forze dell’ordine ed esperti per superare gli ostacoli al contrasto ai crimini di natura
Mancano banche dati, le norme sono ancora troppo blande, gli hot-spots di illeciti contro natura e ambiente sono sempre più numerosi sulla terraferma come nel mare. Siamo crocevia per un traffico illegale, interno e internazionale, di specie vegetali, animali e parti di essi spesso portato alla luce dalle operazioni condotte dalle autorità in porti e aeroporti. Ma solo il 27% dei procedimenti che riescono ad arrivare a processo arriva a sentenza definitiva di condanna. Con la riforma del processo penale questo numero rischia di diventare ancora più basso.
Oggetto di questi crimini sono gli uccelli della nostra fauna (caccia e bracconaggio, catture di animali vivi, prelievo di uova o pulli di uccelli a rischio di estinzione da destinare a mercati illeciti che fruttano ingenti guadagni ai trafficanti), specie che versano in un grave stato di conservazione come rettili o anfibi, sia autoctoni, sia esotici, pesci d’acqua dolce o specie marine come coralli, ricci, squali, datteri di mare. Frequente è inoltre l’importazione di animali esotici o di loro parti come l’avorio, le corna di rinoceronte, la pelle di tigre o di leopardo.
con Giovanni Maria Flick, Presidente
emerito della Corte Costituzionale
 

I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo: preceduti esclusivamente dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi, generano entrate per 280 miliardi di dollari l’anno e costituiscono un settore della criminalità in crescita.
Per discutere delle principali problematiche che riguardano la tutela della biodiversità e il contrasto ai crimini di natura il WWF ha avviato un workshop di 3 giorni coinvolgendo i principali attori, dalla Magistratura alle Forze di Polizia. Il primo appuntamento si è tenuto presso l’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione, era presente anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Gli incontri si integrano nel progetto, finanziato dalla Commissione europea, LIFE SWiPE (Successful Wildlife Crime Prosecution in Europe) di cui il WWF Italia è partner.

giovedì 22 settembre 2022

Gli animali votano? I partiti guardano ai pets, meno a selvatici e allevati

 I programmi dei partiti politici guardano poco agli animali, e soprattutto a quelli domestici. Molto meno considerati i selvatici e quelli da reddito. Almeno secondo quanto osservano le 13 associazioni animaliste firmatarie dell’appello #ancheglianimalivotano, che li hanno analizzati in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. “Si riscontra una minima sensibilità da parte di alcuni partiti, in altri è drammaticamente assente”, spiega una nota cofirmata da Animalisti Italiani, Animal Equality Italia, Ali, Ciwf Italia, Enpa, Essere Animali, Humane Society International/Europe, Lac, Lav, Leidaa, Lndc Animal Protection, Oipa e Save the Dogs and Other Animals. Nel dettaglio, “nella campagna elettorale la tutela degli animali domestici e la prevenzione del randagismo entrano nei programmi di diverse forze politiche, molto meno purtroppo la protezione degli animali selvatici e il collegamento fra la necessità del contrasto ai cambiamenti climatici e le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi”, si legge nell’analisi delle ong.

Con Giuseppe Conte in occasione di uno dei
diversi incontri con le forze politiche
impegnate nella campagna elettorale
 

TRE TEMATICHE PRINCIPALI: GARANTE NAZIONALE, PENE PIU’ SEVERE, TAGLIO DELL’IVA

“Ma, a prescindere da chi vincerà il 25 settembre, stando a quanto dichiarato nei programmi elettorali il prossimo Parlamento e il prossimo Governo saranno impegnati a istituire finalmente la figura del Garante nazionale dei diritti degli animali, a inasprire e rendere più efficaci le pene contro i maltrattamenti degli animali, a rendere meno costosa la vita delle famiglie che vivono con animali rendendo equa l’Iva su cibo e prestazioni veterinarie. Questi sono sostanzialmente i punti unificanti dei programmi di Lega, Pd, M5S, Forza Italia, Verdi-Sinistra, M5S, Fratelli d’Italia, +Europa, Unione Popolare, Impegno Civico Di Maio e Italexit che hanno quindi su questi tre temi recepito l’appello #ancheglianimalivotano lanciato a inizio agosto dalle 13 associazioni animaliste firmatarie dell’omonimo appello”. I programmi dei partiti sono comunque costantemente monitorati dalle ong e aggiornati sul sito https://www.ancheglianimalivotano.it/

CHI HA ADERITO A TUTTI I PUNTI PROPOSTI DAGLI ANIMALISTI

“Se tutti i partiti sembrano consapevoli della necessità di sviluppare azioni concrete in materia di ambiente per far fronte alla crisi climatica, quando si entra nello specifico della tutela degli animali la situazione cambia – scrivono le 13 ong -. Sono Alleanza Verdi–Sinistra, Movimento 5 Stelle, Unione Popolare e Italexit i primi quattro partiti che hanno scelto di aderire a tutte le 6 macro-aree di intervento individuate nel manifesto “Anche gli animali votano” proposto dalle ong, elaborato come programma destinato a partiti, candidati premier e candidati al Parlamento. Nel caso di Italexit e Unione Popolare, l’impegno completo è stato assunto in occasione di incontri e confronti con le associazioni e successivamente confermato per iscritto dai responsabili nazionali, mentre il programma online risulta più sintetico ed elenca soltanto alcune tematiche ritenute prioritarie”.

LA POSIZIONE SUI TEST CON ANIMALI, NUOVI ALLEVAMENTI, CIRCHI

“Numerosi sono i punti cardine su cui questi partiti hanno preso impegni precisi, facendo proprie tutte le proposte avanzate dalle associazioni animaliste, incluse tematiche potenzialmente divisive quali il superamento della sperimentazione animale, una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti intensivi, la realizzazione di un programma di riduzione degli animali allevati e ancora il divieto dell’utilizzo degli animali in circhi, spettacoli viaggianti, feste e sagre tradizionali. ‘La politica deve prendere atto che la tutela e il benessere degli animali sono temi irrinunciabili nel dibattito elettorale, in grado di orientare gli elettori’, concludono le 13 associazioni firmatarie del manifesto #ancheglianimalivotano. ‘Siamo disponibili a ulteriori confronti con le altre forze politiche interessate a raccogliere il nostro appello per una società più giusta per tutti, compresi gli animali'”.

Guido Minciotti - guidominciotti.blog.ilsole24ore.com

martedì 19 luglio 2022

Annunciano una corsa di levrieri e vengono travolti dalle polemiche: l'ippodromo di Varese cancella la gara


I levrieri non correranno all’ippodromo di Varese: la dimostrazione di coursing (una disciplina che simula la caccia a vista, in cui i cani corrono all’inseguimento di un fantoccio che imita la preda) che si sarebbe dovuta tenere sabato 16 luglio sulla pista de Le Bettole è stata annullata a causa delle polemiche che si sono scatenate negli ultimi giorni in città.

L’annuncio dell’iniziativa aveva infatti suscitato le proteste delle associazioni animaliste, a cominciare dalla sezione varesina della Lega nazionale per la difesa del cane (LNDC), che dal 2017 gestisce il canile municipale della città e aveva lanciato un appello tramite la propria pagina Facebook: “Chiediamo alla cittadinanza di non partecipare a questo evento – si legge nel post – Come LNDC, sempre attenti al benessere animale, stiamo già facendo le dovute verifiche affinché queste manifestazioni non rechino danno a nessun cane e siamo altresì in contatto con le principali associazioni per coordinare le nostre azioni”.

Una reazione che gli organizzatori non si aspettavano e che li ha indotti a fare marcia indietro: “La valenza dell’evento è stata completamente travisata. Noi amiamo gli animali, che si tratti di cavalli, cani o altre specie, e in nessun modo le attività previste andavano a contrastare questa ferma posizione – sottolinea Giovanni Borghi, consigliere della Società Varesina Incremento Corse Cavalli, che gestisce l’ippodromo – Quella in programma era una dimostrazione, non una corsa. Il nostro unico intento era quello di presentare al pubblico una disciplina poco nota in Italia. Comunque abbiamo deciso di annullarla, in segno di apertura e disponibilità verso i cittadini tutti”.

Decine di commenti di rabbia e indignazione – “È vergognoso che Varese permetta una cosa del genere. Fate qualcosa” e ancora “Animali sfruttati per il divertimento degli umani nel 2022. Siamo tornati nel Medioevo” – avevano invaso la pagina Facebook dell’ippodromo, dove il post che annunciava la dimostrazione di coursing è stato rimosso nelle prime ore di questa mattina.

Non prima però che l’account ufficiale de Le Bettole postasse una replica alle accuse: “Tranquilli, all’ippodromo siamo più animalisti di voi. Non si tratta di ‘racing’ come in Inghilterra o in Spagna, nel ‘coursing’ i cani non raggiungono velocità elevate – era il commento, poi cancellato quando è stata presa la decisione di annullare l’evento – Non esiste sfruttamento, è una disciplina del tutto amatoriale che si pratica per puro divertimento del cane. Il percorso è prettamente dimostrativo, sono solo i 200 metri della dirittura d’arrivo, giusto per condividere la bellezza di questi cani in azione”.

Proprio sul presunto divertimento degli animali si concentrano però le perplessità degli animalisti: “I levrieri amano correre, ma non certo in pista cercando di catturare una finta preda che non riescono mai a raggiungere – sottolinea Michele Pezone, avvocato di LNDC – Quello delle corse dei cani è un tema di cui speravamo di non doverci più occupare dopo la chiusura degli ultimi due cinodromi italiani nel 2002. Invece purtroppo di recente ho depositato un ricorso al Tar di Venezia in merito all’impianto per le corse dei levrieri in costruzione a Maserada sul Piave, in provincia di Treviso”.

Secondo Pezone è “paradossale che queste manifestazioni siano ormai vietate in un numero crescente di Paesi, per esempio negli Usa dove oltre 40 Stati le hanno abolite, e che in Italia si torni a parlarne dopo 20 anni. Eravamo convinti di essercele definitivamente lasciate alle spalle, invece purtroppo non è così”.

Se infatti le scommesse sulle corse dei cani sono vietate nel nostro Paese, rimangono le corse amatoriali regolamentate dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana): la dimostrazione del 16 luglio a Varese avrebbe infatti dovuto anticipare una giornata di corse organizzata proprio dall’Enci a Le Bettole per il prossimo novembre.

A questo punto anche quell’evento è in forse: “Ci sarà modo e tempo di fare le valutazioni del caso, anche se non vedo perché non si possa ospitare una manifestazione che rispetta pienamente tutte le normative – conclude Giovanni Borghi – Non ho mai assistito a corse di questo tipo ed ero molto curioso. Non mi aspettavo l’ondata di odio da cui siamo stati investiti”.

di Lucia Landoni - Repubblica